Come migliorare la comunicazione con bambini e ragazzi?

INTRODUZIONE

“Ti ho detto che quello non si fa, quante volte te lo devo dire?”, “Hai sbagliato a comportarti così, prima di agire devi pensare”, “Sei stato il più bravo durante la partita!”.
Genitori, educatori, allenatori sportivi ed altre figure a contatto con l’età evolutiva solitamente utilizzano espressioni per spronare il bambino\ragazzo a raggiungere i risultati desiderati ma molto spesso la reazione che ne consegue è l’opposto di quella sperata.
Questo può portarci a insistere sulla messa in atto della modalità inefficace di comunicare e, se a noi adulti non fa altro che farci arrabbiare e dubitare sulla funzionalità del ruolo ricoperto, il bambino\ragazzo sperimenterà inadeguatezza e scarsa motivazione.


ERRORI DA EVITARE E CONSIGLI DA SEGUIRE

Vediamo insieme quali possono essere gli errori comunicativi più usuali e possibili modi alternativi funzionali:

Emozioni: quando vediamo un bambino triste o deluso, potremmo essere tentati di dire “Non devi reagire così, i bambini grandi non si arrendono e non diventano tristi”, oppure “Adesso ci mangiamo un bel gelato e passa tutto!”. Il bambino che riceve affermazioni del primo tipo potrebbe far sua l’idea che sia sbagliato mostrare i propri stati d’animo e assimilare un’immagine personale inadeguata rispetto alla sua età mentre nel secondo caso potrebbe non sentirsi accolto nel suo disagio e apprendere l’idea per cui si possa riparare ogni emozione con un oggetto.

Un modo più funzionale di esprimersi si basa in primis sul riconoscimento dello stato emotivo (“Mi sembra che tu sia molto triste”), un disvelamento del proprio sentire (“Sono addolorato, sono dispiaciuto”) e una richiesta ben specifica (“Posso fare qualcosa per te?” oppure “C’è qualcosa che potremmo fare insieme per sollevare il tuo umore?”).

Feedback: paradossalmente dire ad un bambino “bravo” o “sei stato il migliore” non ha una valenza totalmente positiva per lo sviluppo del benessere. I feedback positivi o negativi devono essere rivolti al comportamento e non al bambino stesso, quindi piuttosto che dire bravo, sarebbe più funzionale dire: “Bella partita!” o “Bel goal!” per evitare che il bambino si attribuisca delle etichette che a lungo andare possano risultare dannose. Questo è più evidente con i feedback negativi, ad esempio dire “sei lento o sei cattivo”, rimanda un’immagine del bambino del suo modo di essere, il modo più funzionale di espressione è: “Oggi hai avuto una prestazione più lenta del solito” oppure “Oggi il tuo comportamento non mi è piaciuto”, circoscrivendo la valutazione alla singola prestazione piuttosto che al bambino in sé.

Processi: un’adeguata attenzione al processo piuttosto che al risultato finale aumenta il senso di autoefficacia del bambino e la sua motivazione futura. Quindi invece di dire “Sono contento che hai preso ottimo alla verifica”, si potrebbe dire “Ti sei impegnato molto nella preparazione della verifica ed hai preso un bel voto”. Questo secondo modo di espressione favorisce un controllo attivo da parte del bambino della sua autonomia ed efficacia e una probabilità maggiore di impegnarsi ugualmente o di più nel futuro.

Strategie: dire solamente “il tuo comportamento di oggi non mi è piaciuto” senza fornire strategie alternative da mettere in atto in futuro potrebbe far sperimentare al bambino una percezione di inefficacia, si potrebbe dire invece “il tuo comportamento di oggi non mi è piaciuto, la prossima volta potresti provare a fare in questo modo”. Così forniamo al bambino la possibilità di apprendere metodi alternativi di risposta ad una situazione, favoriamo un processo di ragionamento e gli mettiamo a disposizione strumenti per il futuro. Meglio ancora, se l’età cronologica lo permette, sarebbe di condividere il ragionamento con frasi del tipo “Che ne pensi se la prossima volta provi a fare così? Ti viene in mente un altro modo per gestire questa situazione?’’.

Comportamento verbale \ non verbale: è importante sia nel caso di feedback postivi che negativi, che i due comportamenti siano congrui tra di loro. Ad esempio se stiamo rimproverando il bambino ci aspettiamo di avere una mimica statica, un tono fermo e deciso, al contrario se lo rimproveriamo e poi lo abbracciamo, non faremo altro che metterlo in confusione sulla reale intenzione comunicativa e da parte degli adulti connota indecisione, scarsa affidabilità ed autorevolezza.


CONCLUSIONI E TRATTAMENTO PSICOTERAPEUTICO

Tra i principali vantaggi di una comunicazione efficace possiamo avere: aumento della percezione di autoefficacia ovvero la fiducia che una persona ripone nella propria capacità di affrontare un compito specifico e l’adozione di una teoria incrementale: l’abilità è ritenuta non fissa e modificabile e per questo il bambino motivato ritiene che con l’impegno e l’adozione di diverse strategie, riuscirà a superare le difficoltà che si presenteranno.
Il supporto di un professionista Psicologo e Psicoterapeuta Cognitivo Comportamentale e specialista nel trattamento EMDR è fondamentale se si vuole modificare il proprio modo di comunicare: il percorso sarà incentrato sul rendere consapevoli la coppia genitoriale, l’educatore (scolastico, sportivo etc.) a ragionare sulla trappola comunicativa che porta a risultati insoddisfacenti con i loro bambini\ragazzi e al cercare insieme strategie alternative che portino a esiti piu’ soddisfacenti in termini di benessere e relazione.


BIBLIOGRAFIA
Bandura, A. (1986), Social foundations of thought and action: a social cognitive theory, Englewoods Cliffs, NJ: Pren-tice-Hall

SITOGRAFIA
www.stateofmind.it

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