“Pay attention”, ovvero “Fare attenzione” è uno di quegli anglicismi che trovo intrigante. La traduzione corretta potrebbe essere “prestare attenzione”, una traduzione che rivela qualcosa di profondo sul complesso funzionamento del nostro cervello. In effetti, quando parliamo di abilità come quella della focalizzazione della concentrazione la regola è questa: per conservare informazioni importanti devi “pagare” attraverso le tue risorse neurali.
La mia esperienza personale supporta l’idea della concentrazione e dell’attenzione come una sorta di attività “economica”. Da bambino, avevo sicuramente delle difficoltà nell’ apprendimento. Per lo meno, mia madre non le chiamava così ma diceva semplicemente che avevo “fagioli nelle orecchie” poiché sembrava che ignorassi tutto ciò che diceva. Ancora oggi ricordo punto per punto quasi tutto quello che leggo ma quasi nulla di quello che mi viene detto. E ora è mia moglie a sostenere che ho “fagioli nelle orecchie”.
A scuola mi distraevo facilmente e avevo difficoltà con i problemi di matematica. Fino al mio ultimo anno di liceo, ho avuto risultati inferiori a livello accademico rispetto ai miei punteggi di intelligenza.
Ed è così che ho iniziato a utilizzare il Neurofeedback NeurOptimal® con la speranza di affrontare questi problemi emotivi specifici ma ho notato miglioramenti significativi nelle prestazioni cognitive e nella plasticità neurale che mi riporta all’idea del “prestare attenzione”. La mia teoria personale (non quella di NeurOptimal®) è che il tuo cervello è una specie di banca. Quando il tuo cervello non funziona in modo ottimale, è essenzialmente “a corto di soldi” e incapace di prestare denaro per “fare attenzione”. Dopotutto, l’attenzione non è gratuita ma richiede di attingere temporaneamente alle riserve del cervello per guadagnare “interesse” (cioè imparare) e generare ulteriori risorse per la cognizione e le prestazioni neurali.
Ho superato da tempo l’età scolare, quindi il banco di prova per la concentrazione e l’attenzione arriva sul lavoro e la mia capacità di concentrarmi sui miei pazienti. Quindi, se mi aspetto di avere successo, è meglio che ascolti!
Interagire con persone a questo livello non mi è mai stato naturale. Di solito, quando qualcuno mi parla la mia mente vaga tra potenziali risposte o distrazioni provenienti da altri progetti. Con tutto quel disordine è un miracolo poter ricordare alcune parole chiave. Per complicare ulteriormente le cose, sono naturalmente introverso e le interazioni personali sono intellettualmente e fisicamente faticose per me. Tuttavia, in questo ultimo periodo non sento la necessità dello stesso livello di sforzo cosciente per affrontare le mie interazioni professionali o personali. Non faccio fatica a mantenere il contatto visivo o a muovere le mani. Queste sono cattive abitudini che ho avuto per tutta la vita. È una coincidenza che queste idiosincrasie negative siano magicamente scomparse dopo pochi mesi in un regime regolare di allenamento cerebrale con il Neurofeedback? Penso di no.
Il mio consiglio? Se hai bisogno di prestare attenzione, assicurati di avere dei “fondi” neurali di riserva. NeurOptimal® rende tutto questo più semplice e meno “costoso”. Almeno per me e quei “fagioli nelle orecchie”.
SITOGRAFIA
www.neuroptimal.com