ADHD o normale vivacità ed estroversione: quali differenze?

Il Disturbo da deficit di attenzione e iperattività (ADHD) è un disturbo tipico dell’età evolutiva, caratterizzato da diversi sintomi come disattenzione, iperattività e impulsività i quali possono presentarsi in concomitanza o separatamente. In particolare, nei bambini e negli adolescenti in sintomi si manifestano nel seguente modo:

• La disattenzione si manifesta con difficoltà nel mantenere un’attenzione sostenuta (cioè prolungata nel tempo), distraibilità da stimoli esterni (es. suoni, rumori, oggetti), incapacità o lentezza nel rispondere alle domande che vengono poste come se avessero la “testa tra le nuvole”, tendenza a smarrire i propri oggetti personali (es. quaderni, libri, penne…). difficoltà nel programmare e rispettare le attività da dover svolgere nell’arco della giornata.

• L’iperattività consiste nella “difficoltà a rimanere fermi”, sbattere e muovere frequentemente mani e piedi, dimenarsi sulla sedia quando sono costretti a stare seduti (es. durante i pasti o i compiti), alzarsi improvvisamente iniziando a correre o saltare per la stanza, anche in contesti inappropriati e avere difficoltà nel giocare o svolgere attività in modo tranquillo.

• L’impulsività è una “spinta” a mettere in atto di comportamenti non pianificati, agiti senza tener conto delle possibili conseguenze. Ad esempio, possono avere difficoltà nell’attendere il proprio turno di parola, interrompendo gli altri o rispondendo alle domande prima ancora che siano state completamente formulate e avere difficoltà nel rispettare le file (es. al supermercato).

Tuttavia, è importante che tutti i bambini possono essere un po’ vivaci, irrequieti, impulsivi o disattenti ma non per forza si tratta di bambini con ADHD. Per fare una diagnosi infatti ci sono dei criteri ben precisi da rispettare!

Infatti, secondo il DSM-5 i livelli di disattenzione, iperattività e impulsività devono superare una certa soglia, tale da compromettere un buon funzionamento della persona a livello sociale, familiare e scolastico.


QUALI SONO LE CAUSE ALLA BASE DI TALE DISTURBO?

Come per ogni forma di psicopatologia, le cause alla base dell’ADHD sono di natura genetica, neurobiologica e ambientale.

  • A livello genetico diversi studi avvalorano l’ipotesi che alla base dell’ADHD vi sia un’alterazione nel gene responsabile della produzione della dopamina, un neurotrasmettitore coinvolto nel regolare i livelli di attenzione e la memoria di ciascuno di noi. Non è un caso, infatti, che la maggior parte dei farmaci utilizzati per l’ADHD, vadano proprio ad incrementare l’attività della dopamina, migliorando così i livelli di attenzione del soggetto. Altri neurotrasmettitori coinvolti sono, tuttavia, anche la noradrenalina e la serotonina. Inoltre, diversi studi hanno dimostrato l’esistenza di una certa familiarità nel disturbo. Infatti, un bambino affetto da ADHD ha una probabilità 4 volte maggiore di avere un parente con lo stesso disturbo.
  • A livello neurobiologico sono state riscontrate delle alterazioni nella struttura e nel funzionamento della corteccia frontale, regione del cervello coinvolta nella pianificazione dei comportamenti, nel controllo inibitorio e nell’attenzione.
  • Tra i fattori ambientali, sembrerebbero giocare un ruolo centrale quelli presenti nel periodo prenatale e post natale come l’assunzione di alcool o droghe durante la gravidanza, l’esposizione prolungata al fumo di sigaretta, elevati livelli di stress in gravidanza, danni neurologici dovuti a traumi ostetrici o cranici, nascita pre-termine, basso peso alla nascita e infezioni congenite, traumi familiari e violenza domestica.

TRATTAMENTO PSICOTERAPEUTICO E FARMACOLOGICO

Il trattamento dell’ADHD è basato principalmente sulla psicoeducazione, la psicoterapia cognitivo comportamentale, il trattamento EMDR e la Flash Technique.

La psicoeducazione e la psicoterapia cognitivo comportamentale mirano al miglioramento dei livelli di attenzione e concentrazione del bambino attraverso l’elaborazione di programmi educativi che includono l’individuazione di piccoli obiettivi da raggiungere uno per volta (es. attraverso la “Token economy”), l’elaborazione di un calendario o programma giornaliero per poter inquadrare visivamente le diverse attività da svolgere nell’arco della giornata, suddividendole per orario e il parent training che è fondamentale per aiutare i genitori ad apprendere dei modelli di comportamento alternativi, modalità di comunicazione efficace e abilità strategiche per gestire situazioni problematiche con i propri figli.

Tuttavia, nelle situazioni di intensità media o grave, è utile integrare la Psicoterapia Cognitivo Comportamentale, il trattamento EMDR e la Flash Technique con una terapia psicofarmacologica prescritta da un medico neuropsichiatra infantile.


BIBLIOGRAFIA

  • American Psychiatric Association., “Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali – 5° Edizione” (2013)
  • Guidetti V., “Fondamenti di neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza” (2005)
  • Verardo A. R, Lauretti G., “Riparare il trauma infantile. Manuale teorico-clinico d’integrazione tra sistemi motivazionali ed EMDR” (2020)
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