Che differenza c’è tra tristezza e depressione?

Milioni di persone nel mondo ad un certo punto della loro vita hanno fatto esperienza di situazioni che hanno generato in loro tristezza o depressione. Queste due condizioni vengono spesso confuse ma in realtà ci sono delle differenze sostanziali. Infatti, la tristezza è una normale emozione umana di base che può sorgere come risposta naturale a tutte quelle situazioni che possono causare dolore emotivo e fisico associato ad un tema di perdita. Ad esempio, diversi eventi di vita possono contribuire alla genesi di questa emozione come la morte o l’assenza di un caro, un divorzio, la perdita di un lavoro, problemi finanziari o problemi a casa che possono influenzare l’umore in modo negativo. Ciò che però la distingue è il fatto che essa è legata a una motivazione specifica e dunque passa con il tempo, avendo una risoluzione spontanea. Quando la tristezza continua per un periodo di tempo eccessivo (es. per più di due settimane) oppure quando interferisce con le normali funzioni della vita quotidiana, è possibile trovarsi di fronte ad un segnale di esordio depressivo.

La depressione è una condizione complessa che interferisce negativamente con le proprie emozioni, pensieri e comportamenti. Questo disturbo si caratterizza per un senso di tristezza o una perdita di interesse per tutto ciò che prima era fonte di piacere, comportando una varietà di problemi emotivi e fisici e diminuendo la nostra qualità della vita. I sintomi della depressione possono variare da una forma lieve ad una grave e includono pervasivi sentimenti di tristezza il sentirsi tristi o un basso tono dell’umore, cambiamenti nell’appetito (perdita di peso o aumento), problemi col sonno (dormire troppo o troppo poco), perdita di energia o aumento della fatica, sentimenti di indegnità o colpevolezza, difficoltà nel pensare, concentrarsi o prendere decisioni, pensieri di morte o suicidio.

Le cause di questo disturbo psichiatrico includono complesse interazioni tra fattori sociali, psicologici e biologici. Tuttavia, anche le esperienze traumatiche infantili, perdita di familiari o amici o del lavoro possono contribuire all’esordio dello sviluppo di questa problematica.
Ad ogni modo ci troviamo di fronte a una condizione trattabile: infatti, secondo l’American Psychiatric Association (APA) tra l’80% e il 90% delle persone con questo disturbo risponde bene all’efficacia della Psicoterapia Cognitivo Comportamentale che aiuta le persone a riconoscere il proprio modo di pensare negativo e a modificarlo in modo da rispondere alle sfide in un modo più positivo. Inoltre, considerato lo stretto rapporto tra trauma psicologico e depressione, è consigliato integrare la Psicoterapia Cognitivo Comportamentale con il trattamento EMDR che sarà utile sia per rielaborare i ricordi disfunzionali connessi ad aspetti di trascuratezza ed umiliazione sia per prevenire e ridurre al minimo la possibilità di ricadute future.

BIBLIOGRAFIA

American Psychiatric Association (2013). Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali – 5° Edizione. Milano: Raffaello Cortina.
Gloaguen V., Cottraux J., Cucherat M. & Ivy-Marie B. (1998). A meta-analysis of the effects of cognitive therapy in depressed patients. Journal of Affective Disorders, 49, 59–72.

Mind Lab Staff

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