Come ragionano gli haters?

Il comportamento denigratorio è stato a lungo identificato come un grave problema sociale tanto che non bisogna sorprendersi che tali azioni siano aumentate a dismisura anche online, soprattutto dopo l’avvento di Internet. Questo fenomeno continua ad avere attualmente una grande influenza sulle vite umane (emozioni negative, istigazione al suicidio etc.) ma anche su soggetti non umani. Infatti, le campagne di odio hanno dimostrato di essere responsabili dei fallimenti di film ad alto budget.

A causa della maggiore diffusione del fenomeno, è aumentata l’attenzione dei ricercatori verso questo argomento allo scopo di trovare dei modi per affrontare il problema. Nonostante ciò, non c’è un accordo unanime degli studiosi su ciò che costituisce la definizione di “odio su Internet” o “haters” poiché questi termini sono stati indicati per un’ampia gamma di comportamenti. Inoltre, sono pochi gli studi che si sono concentrati nel comprendere le caratteristiche psicologiche che definiscono gli autori di questi comportamenti. Solo in qualche studio, tre comportamenti dispregiativi online (cioè trolling, cyberbullismo e incitamento all’odio) sono stati collegati a un profilo psicologico. Ad esempio, i troll sembrano riportare punteggi alti in Psicopatia (mentre i punteggi più alti su altre caratteristiche sono stati riportati in modo incoerente) mentre i cyberbulli hanno ottenuto un punteggio alto solo sul sadismo. Tuttavia, ci sono pochi dati sulle caratteristiche individuali degli hater online (che rimangono non identificati nelle ricerche precedenti).

Recentemente lo studio di Sorokowski e colleghi ha cercato di identificare i predittori psicologici della pubblicazione di commenti di odio online. Per fare ciò, gli autori hanno contattato diversi “hater” e “non hater” di Facebook e li hanno sottoposti a dei test per la valutazione di diversi tratti: la Dark Triad (o Triade oscura), un test volto a valutare i tratti di narcisismo, psicopatia e machiavellismo, il livello di frustrazione sperimentata, il livello di invidia sperimentata e la soddisfazione per la vita. I dati raccolti da questa valutazione sono stati analizzati, per verificare la teoria della frustrazione-aggressività, ovvero un’ipotesi che postula che la frustrazione possa portare a comportamenti aggressivi, che sarebbero di conseguenza correlati positivamente ad aumentati livelli di invidia e correlati negativamente alla soddisfazione per la vita (solitamente, l’essere contenti della propria vita può tamponare sia i sentimenti negativi che i comportamenti aggressivi).

I risultati dello studio si sono mostrati in accordo con gli studi precedenti, dimostrando che i comportamenti online negativi sono associati ad alti livelli di psicopatia. È però interessante notare che la pubblicazione di commenti di odio online non è stata associata a livelli più elevati di altri tratti della Triade Oscura (ad esempio, narcisismo e machiavellismo), che sono stati invece messi in correlazione con le caratteristiche personali dei troll, cyberbulli e persone che pubblicano commenti sull’incitamento all’odio.

Infine, nonostante alti livelli di frustrazione e bassa soddisfazione della vita siano stati precedentemente collegati all’aggressività, nello studio non sono state osservate relazioni di questo tipo. L’analisi ha rivelato che c’era solo una relazione debole tra invidia e commenti di odio, mentre l’invidia non era correlata a nessuna delle sottoscale della Dark Triad.

In conclusione, secondo le previsioni di diversi studiosi, il comportamento di odio online diventerà sempre più grave. I risultati dello studio di Sorokowski e colleghi rappresentano un primo passo verso il tentativo di ampliare la nostra comprensione di chi sono gli hater online e contrastare il fenomeno.

BIBLIOGRAFIA

Sorokowski P., Kowal M. Zdybek P. & Oleszkiewicz A. (2020). “Are online haters psychopaths? Psychological predictors of online hating behavior”. Frontiers in psychology, 11, 1-5.

Mind Lab Staff

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